domenica 26 dicembre 2010

una possibile colonna sonora delle feste

Ecco il sottofondo del mio Natale:
- JAMES BROWN: Santa Claus go straight to the ghetto
- THE FLAMING LIPS: Christmas at the zoo
- THE RAMONES: Merry Christmas (I don't wanna fight tonight)
- BRUCE SPRINGSTEEN: Christmas (Baby please come home)
- ELVIS PRESLEY: Blue Christmas
- EELS: Everything is gonna be cool this Christmas
- JOHNNY CASH: I heard the bells on Christmas day
- BELLE AND SEBASTIAN: Are you coming over for Christmas?
- THE WHITE STRIPES: Candy Cane children
- LOW: Just like Christmas
- JULIAN CASABLANCAS: I wish it was Christmas today
- THE YEAH YEAH YEAHS: All I want for Christmas
- THE RAVEONETTES: Christmas song
- BEACH BOYS: Little Saint Nick
- JONI MITCHELL: River
- THE BRIAN SETZER ORCHESTRA: Jingle bells
e naturalmente, per finire, due classici del Natale:
- THE POGUES & KIRSTY MacCOLL: Fairytale of New York
- ELIO E LE STORIE TESE: Christmas with yours

Auguri a tutti!

mercoledì 22 dicembre 2010

BASTIEN VIVÈS: proprio NEI MIEI OCCHI

Avevo già scritto del giovanissimo autore francese Bastien Vivès e del suo precedente graphic novel qui. Il suo "Il gusto del cloro" mi era piaciuto davvero tanto. I tipi di Black Velvet hanno appena pubblicato in Italia anche "Nei miei occhi" e beh, a mio parere è un altro gran bel libro.
Nemmeno in questo caso è la storia ad essere l'oggetto principale della mia ammirazione: se nel primo libro si trattava della "semplice" infatuazione di un ragazzo per una ragazza, in questo caso Vivès ci descrive la "semplice" storia di un incontro, di un corteggiamento e di una relazione al suo inizio.
Quello che non è usuale è il modo che il nostro francesino ha di raccontare vicende tanto normali, il suo punto di vista: se ne "Il gusto del cloro" la vera protagonista era la piscina come teatro delle vicende e come culla per i pensieri del protagonista, il titolo non inganna nemmeno nel caso de "Nei miei occhi".
Quelli del titolo sono infatti proprio lo sguardo narrante del "lui" della storia, che non si vede mai e non si sente mai parlare. Ciò che si vede e si sente è ciò che vede e sente il nostro protagonista, nè più nè meno: siamo letteralmente lui, dall'inizio alla fine del romanzo, e con lui viviamo la storia. Alcuni ci si immedesimeranno, altri naturalmente non si riconosceranno nel suo modo di fare e di condurre la nascente relazione con la bellissima rossa che ci sta di fronte: io, per esempio, non l'ho fatto.
Ma ero comunque dentro  il personaggio, e man mano che la storia proseguiva era come se fossi io a viverla, come se il corpo, gli occhi fossero davvero i miei. E quando non ero d'accordo con quello che mi succedeva, quando avrei voluto portare la storia da un'altra parte, soffrivo a non poterlo fare, come fosse proprio la mia storia e qualcuno stesse portando il mio corpo e le mie azioni in luoghi non voluti.
É davvero bravo Bastien Vivès. Anche a disegnare oltre che a raccontare, e stavolta sceglie una tecnica e dei colori totalmente diversi da quelli del precedente romanzo.
 In più è amico di Gipi, e questo è un altro punto a suo favore.
Tenetelo d'occhio sul suo blog (in francese, ovviamente).

martedì 7 dicembre 2010

Il più bel concerto che NON ho visto della mia vita: EINSTÜRZENDE NEUBAUTEN @ Estragon, Bologna, 13-14/11/2010

Nel mio primo periodo di frenetica passione musicale (primi anni 90) e onnivoro bisogno di scoprire nuovi orizzonti culturali, ero molto affascinato dal rumore più che dalla melodia, tardivo moto di ribellione tardo-adolescenziale verso il mio mondo di allora (un'università ingessata che non mi piaceva, amici con cui faticavo a trovarmi, e soprattutto verso me stesso e la mia perenne immagine da innocuo bravo ragazzo). Avevo scoperto da poco i Velvet Underground che cambiarono la mia percezione del mondo, letteralmente, e via via i vari The Jesus and Mary Chain, Suicide, Sonic Youth e compagnia. Avevo già capito dal Tom Waits di "Swordfishtrombones" che era possibile utilizzare oggetti di vario tipo come strumenti di percussione, che poi era quello che facevo io in casa da sempre: da sempre mi affascinava scoprire la musicalità degli oggetti, persino delle varie parti del corpo, che se percossi nella giusta maniera potevano produrre effetti sonori decisamente interessanti.
Con questo fresco background e questa predisposizione personale misi il mio primo cd degli Einstürzende Neubauten nel lettore e beh, fu tutta un'altra cosa. Come per molti, il mio primo contatto con i "nuovi edifici che crollano" avvenne attraverso i Bad Seeds di Nick Cave, il cui chitarrista storico era tale Blixa Bargeld, che scoprii essere il leader di questa band berlinese di musica cosiddetta "industriale" che era solita utilizzare come strumenti gli oggetti più disparati (trapani, seghe circolari, bidoni di plastica, tubi metallici, vetri,..) ricavandone suoni potentissimi e affascinanti nella loro cacofonia. Ricordo che "Tabula Rasa" divenne uno dei cd da me più ascoltati e passavo il tempo a leggere il libretto con gli strumenti e a cercare di riconoscere tra quelle note i compressori, i bidoni di plastica, i tubi metallici, persino le turbine di aereo! Qualche anno fa divenni anche supporter del gruppo attraverso il loro sito internet, pagando una quota che permettesse loro di sperimentare, costruire (o distruggere) i propri strumenti, registrare in autonomia. Via via, col tempo e la maturità, la melodia ha fatto capolino nelle canzoni degli EN, e persino il silenzio (l'aspirazione di una sigaretta, le foglie, una matita su un foglio di carta, le voci sussurrate) si è fatto musica. Un fascino incredibile che resta intatto, e la consapevolezza che virtualmente tutto può essere suono, melodia, canzone.
Ma la piena consapevolezza di quanto grande sia il gruppo tedesco, la vera scoperta ("ecco cos'era quel suono!"), la vera quadratura del cerchio si può avere solo vedendo suonare gli EN dal vivo. Mi è capitato due volte, a Milano nel 2004 e a Bologna nel 2008, entrambe le volte è stata un'esperienza unica. Quest'anno il gruppo compie 30 anni, e ha organizzato un breve tour autocelebrativo in poche città europee, quelle a loro più care. Ogni tappa era organizzata in due serate: un canonico concerto la prima sera, mentre la seconda data prevedeva un set più breve in cui il gruppo al completo proponeva canzoni mai suonate live o comunque pezzi meno conosciuti, seguito da un documentario sul gruppo e altre performances dei singoli componenti (che ora, ricordiamolo, oltre a Blixa Bargeld sono N.U. Unruh, Alexander Hacke, Rudolf Moser, Jochen Arbeit e - solo dal vivo - Ash Wednesday).
Niente tappa spagnola, mentre quella italiana è stata il mese scorso all'Estragon di Bologna in date per me impossibili: chi ci è stato mi ha raccontato meraviglie, neanche a dirlo. Spero solo non fosse un epitaffio, che gli Einsturzende Neubauten si dedichino a nuovi progetti e tornino presto in sala di registrazione. Non riesco a pensare alla mia vita senza qualcuno che, come loro, ne trasformi il rumore di fondo in musica.

Le scalette delle due serate bolognesi (e molti video) possono essere viste qui e quiqui si trova invece l'intero concerto di Parigi in streaming.