giovedì 11 agosto 2011

mi ricrederò su Tintin?

In attesa del film di animazione di Steven Spielberg "Le avventure di Tintin: il segreto del liocorno", in uscita in autunno, Rizzoli Lizard sta riproponendo in libreria e fumetteria tutta la serie del personaggio di Hergé in una nuova edizione cartonata "definitiva" (ultimamente si dice così, almeno fino all'edizione successiva che quasi certamente avrà una "nuova traduzione", come questa - e  per la gioia del traduttore dell'edizione precedente spesso additato come un demente semianalfabeta).
Quattro volumi già usciti a fine giugno scorso, e gli altri quattro in uscita in ottobre, per ristampare tutta la serie, inclusi il primissimo libro "Tintin nel paese dei Soviet" del 1929, quasi una versione "demo" della famosa ligne claire che diventerà marchio di fabbrica di Hergé e di buona parte del fumetto franco-belga, e l'ultimo incompiuto "Tintin e l'Alph-Art" del 1983. Ventiquattro storie in tutto che hanno fatto la storia del fumetto, a un buon prezzo: 14,90 eurini per otto, i conti fateli voi che a quest'ora non ce la faccio.

Ora, se posso dirlo, a me Tintin è sempre stato cordialmente sulle balle. Mi è sempre parso il classico personaggio saputello che la sa troppo lunga per i miei gusti, e che non manca di fartelo notare appena può. Un po' come Topolino o Superman, via: famosi e rispettati, ma trovatemene uno che non preferisce loro Paperino o l'Uomo Ragno, imperfetti e un po' sfigati come noi. E anche Hergé, con quelle ombre di collaborazionismo coi nazisti durante la guerra, non mi ha mai ispirato granché.
Ma, come spesso mi capita, so di avere dei pregiudizi e di aver spesso sparato critiche senza conoscere bene l'argomento (dai, ammettiamo che a volte è bello farlo!). Ho quindi intenzione di approfittare dell'occasione che mi offre Rizzoli Lizard e di rimediare alla mia ignoranza. Il primo volume è sul mio comodino, vi saprò dire se mi farà cambiare idea.

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