sabato 28 gennaio 2012

il "mio" giorno della memoria

Rendo il mio tributo al giorno della memoria segnalando qualche lettura e qualche visione che mi hanno emozionato, commosso ed aiutato nel corso degli anni a non dimenticare la tragedia dell'olocausto e, in generale, l'orrore del nazismo e di tutti i totalitarismi.
Iniziando dai fumetti, la prima scelta è ovviamente "Maus". Suggerimento banale e scontato, certo, ma mai superfluo: il capolavoro assoluto di Art Spiegelman, primo fumetto a vincere il premio Pulitzer, è una lettura obbligata per tutti che andrebbe adottata nelle scuole.
"La storia dei tre Adolf", di Osamu Tezuka narra la storia di un ragazzino giapponese e della sua impossibile amicizia con un coetaneo tedesco devoto a Hitler, e insieme il tentativo di un giornalista nipponico di rivelare un'inconfessabile verità: l'origine ebraica del fuhrer! Il libro (in 5 volumi) ha l'indubbio merito, almeno per noi occidentali, di farci vedere quel tragico momento storico da una prospettiva per noi inusuale: quella del terzo alleato dell'Asse, il Giappone.
Un altro ragazzino è protagonista del fondamentale graphic novel del mostro sacro Joe Kubert "Yossel: 29 Aprile 1943". Ebreo di origine polacca, Kubert immagina un suo alter ego quindicenne, mai espatriato dalla sua terra d'origine e che racconta attraverso i suoi disegni la tragedia vissuta in prima persona nel ghetto di Varsavia e le vicende che porteranno alla famosa rivolta degli ebrei che lì vivevano. Il tratto grezzo a matita, come disegnato dallo stesso Yossel (nome polacco equivalente proprio di "Joe") su un taccuino in presa diretta al momento degli eventi, rende il diario ancora più emozionante e "vero".
Potrei nominare molti film sull'argomento, ma vorrei invece citare "Shoah" di Lanzmann, un documentario di 9 ore che riporta le testimonianze dirette dei sopravvissuti, di ex SS e abitanti dei luoghi in cui lo sterminio si realizzò. Un documento di impressionante e lancinante potenza che lascia la bocca aperta e gli occhi pieni di lacrime.
In ambito letterario, non potendo non citare l'incredibilmente bello "Se questo è un uomo" di Primo Levi, il suo ideale seguito "La tregua" e il saggio "I sommersi e i salvati", e non volendo qui fare un elenco degli innumerevoli romanzi di valore ambientati durante la seconda guerra mondiale, mi limito a suggerire la lettura delle "Lettere di condannati a morte della resistenza italiana". Leggermente fuori tema, visto che non si tratta strettamente di Olocausto, ma un'altra grande testimonianza diretta dei veri fondatori della nostra Patria: uomini e donne, spesso ragazzini, partigiani che hanno immolato le loro vite per noi, per le generazioni future, senza chiedere nulla in cambio.
Il minimo con cui possiamo ricambiare il loro sacrificio è ricordandoli.


3 commenti:

  1. beh. che dire. ti confermi un grande. mi sono riproposto che entro il compimento dei suoi 15 anni maty verrà con me ad auschwitz come verrà anche a marzabotto, perchè i partigiani e i sopravvissuti se ne stanno andando ed è nostro dovere continuare a dire al verità perchè se no poi "la strage di bologna è stata fatta dalle br" (risposta ad un ondaggio fra i ragazzi delle medie a bologna pochi anni fa)...

    Ps: fra i film ci deve essere "train de vie"... è tutto quello che sono gli ebrei per me.

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  2. mi autoinvito ad auschwitz e a marzabotto, se mi vorrete con voi.
    uno dei miei grandi rimpianti è non aver parlato di più con mio nonno riguardo ai tempi della guerra. avrei voluto farmi raccontare molti più dettagli, e ormai è tardi per farlo. uno mi rimane in mente: lui che va da levanto a sestri, a piedi in galleria lungo i binari del treno, per andare a cercare cibo e beni di prima necessità per la famiglia sfollata "fuori porta".

    bello "train de vie". invece "la vita è bella" non mi è mai piaciuto.

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  3. marzabotto è a pochi chilometri da casa nostra, se ci vieni ci andiamo a settembre quando c'è la commemorazione..
    simona è stata ad auschwitz e dice che è una esperienza forte.
    mio padre nato nel '37 mi racconta di quella volta che gli hanno sparato da un aereo (ma non ci credo mica..), mia madre, nata nel '38, della fame e di mio nonno prigioniero di guerra (credo della grecia)
    devo decidermi a leggere un libro scritto da una cugina di mia madre che vive negli states, mio nonno e la sua famiglia non ci fanno una bella figura..

    ps: su la "vita è bella" e cosa ne penso, mi rifaccio alle parole di Art Spiegelman (che ha più voce in capitolo di me)

    "Benigni è pericoloso ne La vita è bella perché riprende la storia reale per trasformarla in fantasia. Usa la forma della metafora per dire che Auschwitz non è Auschwitz, ma solo un sinonimo di un brutto periodo: è terribile, è una vergogna. Sembra che alla fine l'unica cosa importante sia prendere i brutti periodi con ironia. Anche Maus usa la metafora, ma per aiutare a capire una storia precisa, circostanziata, e poi è una metafora che sfuma nella drammaticità del racconto.»

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