Nonostante questi prequel, e nonostante la coda di domenica sempre al Poble Espanyol (con il bis dei Mercury Rev), il festival vero e proprio resta concentrato nei tre giorni al Parc del Fòrum. E io quest'anno ci sono arrivato preoccupato, stanco e con la schiena rotta e un piede sifulo: ossia inizio nelle condizioni in cui dovrei finire sabato. Son vecchio per queste cose? Ma per favore.
Giovedì inizio blando, verso le 20, con gli Of Montreal (inutili e pure fastidiosi con tutte quelle piume e paillettes e finti lottatori di wrestling e vadaviaiciapp), e sotto subito con i PIL, primo nome storico in cartellone. Concertone, con il vecchio John "Marcio" Lydon a dir poco carismatico nel suo spolverino nero d'antan, occhi spiritati e scaracchio facile, con quell'inconfondibile voce cantilenante e il basso fantastico di Jah Wobble (lo so che non era lui, ma mi piace rimanere di quest'idea) a farla da padrone.
A seguire quello che rimarrà uno dei concerti da ricordare: Grinderman. Un'ora e rotti di furia blues, con Nick Cave solito animale da palcoscenico e i fidi Warren Ellis (sempre più bestiale con la sua barbona e le sue movenze sgraziate), il mitico Jim Sclavunos (in completo rosa come la sua batteria, ma uno che ha suonato con Bad Seeds, Sonic Youth e Cramps può vestirsi come cacchio gli pare) e Martyn P. Casey (ormai pure lui barbuto, basso micidiale) a pestare come forsennati. Enormi. Alla fine Nick invitava tutti ad andare a vedere i Suicide ("they are the real fucking thing"), che saranno alla fine la band più citata del festival.
Non ci sono andato. Ho scelto invece gli Interpol, che però come su disco mi hanno lasciato abbastanza indifferenti, per finire alla grande con il concerto più atteso di questa prima giornata, che non ha deluso le attese e ha infiammato la folla rimasta stoicamente ad aspettare fino alle 2.15. É questo l'orario in cui inizia la solita festa fatta di coriandoli, luci stroboscopiche, manone giganti che sparano laser, ballerini arrivati dritti dal Mago di Oz, un cantante afono con collo di pelliccia che cammina sul pubblico in una bolla di plastica, un polistrumentista che parla solo in falsetto e "suona" un telefono cellulare, e un bassista ex-capellone con maglietta dell'Unione Sovietica. C'é chi dice sia una baracconata fine a sé stessa, chi sostiene siano geniali: io so solo che me li vedrei ogni sera e mi divertirei ogni volta come un pazzo. Signori: i Flaming Lips!!!!!
(...continua...)
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