martedì 7 dicembre 2010

Il più bel concerto che NON ho visto della mia vita: EINSTÜRZENDE NEUBAUTEN @ Estragon, Bologna, 13-14/11/2010

Nel mio primo periodo di frenetica passione musicale (primi anni 90) e onnivoro bisogno di scoprire nuovi orizzonti culturali, ero molto affascinato dal rumore più che dalla melodia, tardivo moto di ribellione tardo-adolescenziale verso il mio mondo di allora (un'università ingessata che non mi piaceva, amici con cui faticavo a trovarmi, e soprattutto verso me stesso e la mia perenne immagine da innocuo bravo ragazzo). Avevo scoperto da poco i Velvet Underground che cambiarono la mia percezione del mondo, letteralmente, e via via i vari The Jesus and Mary Chain, Suicide, Sonic Youth e compagnia. Avevo già capito dal Tom Waits di "Swordfishtrombones" che era possibile utilizzare oggetti di vario tipo come strumenti di percussione, che poi era quello che facevo io in casa da sempre: da sempre mi affascinava scoprire la musicalità degli oggetti, persino delle varie parti del corpo, che se percossi nella giusta maniera potevano produrre effetti sonori decisamente interessanti.
Con questo fresco background e questa predisposizione personale misi il mio primo cd degli Einstürzende Neubauten nel lettore e beh, fu tutta un'altra cosa. Come per molti, il mio primo contatto con i "nuovi edifici che crollano" avvenne attraverso i Bad Seeds di Nick Cave, il cui chitarrista storico era tale Blixa Bargeld, che scoprii essere il leader di questa band berlinese di musica cosiddetta "industriale" che era solita utilizzare come strumenti gli oggetti più disparati (trapani, seghe circolari, bidoni di plastica, tubi metallici, vetri,..) ricavandone suoni potentissimi e affascinanti nella loro cacofonia. Ricordo che "Tabula Rasa" divenne uno dei cd da me più ascoltati e passavo il tempo a leggere il libretto con gli strumenti e a cercare di riconoscere tra quelle note i compressori, i bidoni di plastica, i tubi metallici, persino le turbine di aereo! Qualche anno fa divenni anche supporter del gruppo attraverso il loro sito internet, pagando una quota che permettesse loro di sperimentare, costruire (o distruggere) i propri strumenti, registrare in autonomia. Via via, col tempo e la maturità, la melodia ha fatto capolino nelle canzoni degli EN, e persino il silenzio (l'aspirazione di una sigaretta, le foglie, una matita su un foglio di carta, le voci sussurrate) si è fatto musica. Un fascino incredibile che resta intatto, e la consapevolezza che virtualmente tutto può essere suono, melodia, canzone.
Ma la piena consapevolezza di quanto grande sia il gruppo tedesco, la vera scoperta ("ecco cos'era quel suono!"), la vera quadratura del cerchio si può avere solo vedendo suonare gli EN dal vivo. Mi è capitato due volte, a Milano nel 2004 e a Bologna nel 2008, entrambe le volte è stata un'esperienza unica. Quest'anno il gruppo compie 30 anni, e ha organizzato un breve tour autocelebrativo in poche città europee, quelle a loro più care. Ogni tappa era organizzata in due serate: un canonico concerto la prima sera, mentre la seconda data prevedeva un set più breve in cui il gruppo al completo proponeva canzoni mai suonate live o comunque pezzi meno conosciuti, seguito da un documentario sul gruppo e altre performances dei singoli componenti (che ora, ricordiamolo, oltre a Blixa Bargeld sono N.U. Unruh, Alexander Hacke, Rudolf Moser, Jochen Arbeit e - solo dal vivo - Ash Wednesday).
Niente tappa spagnola, mentre quella italiana è stata il mese scorso all'Estragon di Bologna in date per me impossibili: chi ci è stato mi ha raccontato meraviglie, neanche a dirlo. Spero solo non fosse un epitaffio, che gli Einsturzende Neubauten si dedichino a nuovi progetti e tornino presto in sala di registrazione. Non riesco a pensare alla mia vita senza qualcuno che, come loro, ne trasformi il rumore di fondo in musica.

Le scalette delle due serate bolognesi (e molti video) possono essere viste qui e quiqui si trova invece l'intero concerto di Parigi in streaming.

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