giovedì 30 settembre 2010

The Big Bang Theory: iniziata la quarta stagione!

Non sono mai stato un fanatico delle serie TV (e questo potrebbe togliermi molti punti nella classifica dei nerd). Per la verità da ragazzino ne vedevo parecchie, ed erano quelle storiche: Hazzard (AH! la cugina Daisy!), Happy Days, La Famiglia Bradford, I Jefferson (ADORAVO i Jefferson!), ecc ecc. Poi ho smesso. Sono uno dei pochi rimasti immuni alla Friends-mania prima e alla Lost-mania poi, e in mezzo mi sono perso un sacco di serie che molti definiscono imperdibili. Il fatto è che accendo poco la tv, e mi dimentico i giorni della messa in onda...
Ho fatto un'eccezione ultimamente per due serie divertentissime: BORIS e THE BIG BANG THEORY (3 stagioni cadauna, scaricate da internet e viste in pochi giorni).
Giovedì scorso è iniziata la quarta stagione di The Big Bang Theory, così posso finalmente finire di vedere le ultime puntate della terza: terrorizzato dal rimanere in astinenza, avevo centellinato le puntate mancanti.
Bentornati ai dr. Sheldon Cooper, Leonard Hofstadter, Howard Wolowitz e Rajesh Koothrappali, e naturalmente a Penny: sarà di nuovo bello riconoscersi nei vostri tic, nelle vostre manie, nelle vostre magliette e nella vostra imbranataggine, e vedersi lì in fumetteria con voi mentre sfogliate le novità alla ricerca dell'ultimo numero di Astonishing X-Men.

PS: so che da poco hanno iniziato a trasmettere le puntate doppiate su Italia 1: non guardatele, cercatevi l'originale USA magari con sottotitoli. Non c'è confronto, rischierebbe di non piacervi.

domenica 26 settembre 2010

il mio musicista preferito di tutti i tempi: John Cale

Un paio di settimane fa ho rivisto per l'ennesima volta John Cale in concerto, a Brescia. Mi era capitato più volte in passato, ed ogni volta era stata un'esperienza diversa: quasi pop e insolitamente leggero nel '97 per il tour di quello strano disco che era "Walking on Locusts", poi solo con piano e chitarra nel 2001, e ancora rock nel 2003 e soprattutto nel 2007 per il tour di "Circus Live". Senza dimenticare la prima volta, che non poteva essere se non per il brevissimo tour della reunion dei Velvet Underground del '93: in quella occasione mi apparì in tutta la sua grandezza come vera colonna musicale del gruppo, nonostante Lou Reed facesse di tutto per atteggiarsi a leader unico con esiti a tratti imbarazzanti. Non che avessi avuto dubbi in merito: le canzoni dei Velvet erano praticamente tutte di Lou, ma chi ci aveva aggiunto la viola, il piano martellante, quel basso nervoso, quell'organo che fa a botte con tutti gli altri strumenti (in "Sister Ray", per dire) era John. 
Dopo la cacciata dal gruppo, John Cale ha fatto un po' di tutto e quasi sempre bene se non benissimo: ha prodotto artisti fondamentali per la storia rock (gli Stooges, il Patti Smith Group, Jonathan Richman), ha fatto musica colta (il magnifico "The Academy in Peril", "Words for the Dying"), "pop" sinfonica con molte virgolette ("Vintage Violence", "Paris 1919"), rock (la trilogia per la Island a metà anni '70), punk prima del punk ("Sabotage"), dischi difficili ma straordinariamente affascinanti ("Music for a New Society"), collaborazioni con artisti importanti (Eno, Riley, Neuwirth, Siouxsie), colonne sonore, e tutto quanto ci sta nel mezzo, fondendo stili e restando sempre fuori dalle mode e un passo avanti rispetto a tutto quello che si poteva ascoltare nel frattempo. Durante questi ultimi anni pare aver raggiunto uno splendido equilibrio tra tutti questi stili, sia su disco (il magnifico "HoboSapiens" del 2003 su tutti) sia dal vivo, e il concerto di Brescia ne è stato un esempio. Riproponendo per intero "Paris 1919" con l'Orchestra Grande di Brescia, e arrangiando con archi e ottoni altre perle del suo repertorio, pescando molto dal passato remoto (la mia amatissima "Amsterdam", "Hedda Gabler" tra le chicche) e dando uno sguardo al futuro con un paio di canzoni nuove niente male. E, prima dell'ultimo bis di "Fear", con un'interminabile e potentissima miscela tra "Gun" e "Pablo Picasso" che speravo non finisse mai.
Un'artista unico, e fondamentale per la mia formazione musicale. E' a lui che devo l'amore per la distorsione, i ritmi ossessivamente ripetuti, il rumore fuso con la melodia. Credo che oltre a me, glielo debbano anche Sonic Youth, Jesus and Mary Chain, e moltissimi insospettabili altri (sarò di parte, ma addirittura ritrovo i ritmi martellanti e un po' sghembi di dischi come "Caribbean Sunset" in gente come i Franz Ferdinand).
Uno degli artisti più importanti e sottovalutati della musica degli ultimi 40 anni. 


Scaletta del concerto di Brescia.
Prima parte:
Child's Christmas in Wales
Hanky Panky Nohow
The Endless Plain of Fortune
Andalucia
Paris 1919
Graham Greene
Half Past France
Antarctica Starts Here
Macbeth
Seconda parte:
Hello, There
Catastrophic
Whaddya Mean By That
Amsterdam
E is Missing
Secret Corrida
Hedda Gabler
Gun > Pablo Picasso
Fear Is A Man's Best Friend


(foto e setlist presi qui)

sabato 25 settembre 2010

magliette/1

non so quante magliette possiedo. tante. troppe, probabilmente, ma continuo a comprarne e a non buttare via quelle vecchie, perchè ognuna ha una storia. ma non voglio ripetermi, ne ho già parlato tempo fa nell'altro mio blog.
questa è una delle due appena arrivate da threadless, e l'adoro.

friki, friqui, freak, nerd, insomma quella roba lì


da Wikipedia, versione spagnola:
friki o friqui (del inglés freak, extraño, extravagante, estrafalario, fanático), es un término coloquial, no aceptado actualmente por la Real Academia Española, que puede referirse a:
1) Un individuo que se muestra inusualmente interesado u obsesionado por un tema particular.
2) Aquellas personas específicamente interesadas (en algunos casos de manera obsesiva) hacia los temas de la llamada "cultura friki" (ciencia ficción, la fantasía, el manga, el anime, los videojuegos, los cómics y la informática, entre otros).
En algunos casos el término puede ser peyorativo.

il concetto credo sia chiaro nonostante la lingua. ho scelto lo spagnolo perchè 1) vivo in spagna, 2) la parola "friki" è spagnola, 3) la definizione italiana non mi soddisfaceva e 4) se no che friki sarei.  
naturalmente ci sono tanti modi di essere friki, e io ho il mio. per esempio, molti degli interessi tipici sopra elencati non sono i miei (fantascienza, roba giapponese, il genere fantasy...), io viro di più su musica, fumetti e altre cose che scoprirete se non vi siete già rotti le balle di leggermi. si, perchè un altra caratteristica dei friki - beh, mia perlomeno - è di tendere alla pedante prolissità per quanto riguarda le cose che interessano. ve ne accorgerete. 
blah blah blah blah blah blah blah blah.........